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A Bergamo, l’eleganza antica di un appartamento tra il rosa e il blu

A Bergamo leleganza antica di un appartamento tra il rosa e il blu

Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

Con il suo Studio2046, Daniele Daminelli ridisegna un appartamento su ispirazione dei materiali e di una tela preziosa. Un lavoro che è massima espressione di sé.

Il nome è un po’ insolito: Studio2046. Così si chiama lo studio di interior design costituito da Daniele Daminelli a Bergamo nel 2017, dopo gli studi allo IED e anni trascorsi presso Dimorestudio, a Milano. Daminelli ama il cinema asiatico, e soprattutto il regista Wong Kar-wai e il suo film 2046, in cui il giornalista Chow vive svariate avventure sentimentali alla ricerca di un amore perduto, incontrato una volta in una stanza d’albergo numero 2046. Chi confronta questo surreale dramma del 2004 con le creazioni di Daminelli, riconoscerà senz’altro alcuni tratti dell’estetica del trentottenne: glamour ma mai vistosa, sensuale, elegante, trasognata, talvolta malinconica, poetica.

Il designer Daniele Daminelli.Nathalie Krag / Living Inside

Daminelli realizza interior, progetti espositivi e arredi. Uno degli ultimi lavori di interni è a Bergamo, non lontano dallo studio, sito nella cittadina lombarda di Treviglio. «C’era Bergamo vecchia, in alto sulla cima di un modesto monte, nascosta dietro porte e mura, e poi c’era Bergamo nuova, in basso, ai piedi del monte, esposta a tutti i venti», già scriveva lo scrittore danese Jens Peter Jacobsen nel 1881, in una novella. La casa che Daniele Daminelli definisce come «l’espressione massima del suo lavoro», fu costruita agli inizi del XX secolo, una ventina d’anni dopo la pubblicazione di Jacobsen. Marianna Leoni e Andrea Bonaschi cercavano una casa da dieci anni. La pandemia li ha indotti a ricalibrare la ricerca, optando per un immobile più grande, dove poter conciliare casa e lavoro. Finalmente, l’hanno trovata nella Città Bassa, ai piedi del monte, in senso letterale perché la casa è poco distante dalla collina su cui sorge la Città Alta, circondata da chilometri di mura veneziane, Patrimonio mondiale dell’Unesco. La casa fu tra le prime a essere costruita al di fuori delle vecchie mura. Di 270 metri quadrati, è stata acquistata da Leoni e Bonaschi nel 2021, che hanno poi affidato il rifacimento degli interni a Studio2046.

Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

Dall’esterno, quest’edificio a tre piani appare alquanto anonimo, ma all’interno rivela un’eleganza antica: pavimenti e pareti in marmo, un corrimano in ghisa, soffitti alti, porte a cassettoni, piastrelle finemente decorate, un camino con bassorilievi, parquet. Esattamente questi elementi originari sono fondanti del progetto di Daminelli. La scelta dei colori, dei mobili e dei tessuti si è orientata al preesistente.

Ed è così che un rosa cipria ricopre quasi tutte le pareti. Inizialmente, la cucina era stata concepita tutta bianca e con tanto acciaio, per creare un contrasto. Col tempo, però, sono sorti dei dubbi circa un’estetica così essenziale, al punto che i proprietari, su consiglio del designer, hanno scelto di immergere anche la stanza nel rosa (i frontali, il pavimento in resina sintetica, il soffitto e tutte le pareti) – non solo infondendo calore e intimità alla stanza, ma anche facendone uno degli spazi più belli di tutta la casa.

A uscire fuori dai binari è la camera da letto al primo piano, dove Studio2046 ha ricoperto le pareti di un tenue color petrolio. Daminelli ritiene che incornici la vista che da qui si ha verso l’alto. In lontananza si scopre una parte della silhouette della Città Alta con le sue torri protese verso il cielo, tra cui anche il Campanone medievale di 52 metri di altezza. Tutte le sere, alle ventidue, Leoni e Bonaschi lo sentono, cento rintocchi che risuonano nella città vecchia e che un tempo avvisavano di chiudere le porte cittadine. Il padrone di casa è cresciuto a Bergamo e, da ragazzo, quei battiti gli ricordavano che avrebbe dovuto essere a letto già da un bel po’.

Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

Se gli si chiede quale sia stata la principale ispirazione per questo progetto d’interni, la risposta di Daminelli è netta: il dipinto in salotto. Un pezzo di famiglia che è una copia centenaria di un quadro di Giorgio Vasari. L’originale è esposto presso il Los Angeles County Museum of Art. «Sono molto sensibile all’arte», afferma il progettista, spiegando di avere un approccio piuttosto emotivo e intuitivo al suo lavoro. Non si catalizza su un’epoca specifica – semplicemente, viene attirato «dalla bellezza delle opere». Nel caso del dipinto del Vasari, ha preso a modello l’armonia delle figure umane, del paesaggio, dei colori e delle stoffe per trovare anche nell’arredamento un raffinato equilibrio tra oggetti di epoche, cromie e materiali diversi. Tra i colori in parte presenti anche nel dipinto, il rosa e il blu. Molti mobili nascono tra gli anni Cinquanta e Ottanta. Vi sono pezzi di Gio Ponti, Gae Aulenti, Carlo Scarpa, Dino Gavina, Marcel Breuer. Mescolati con antichità, echi di Asia e progetti decisamente contemporanei dello stesso Daminelli: come la console o il tavolo di marmo tondo in salotto.

Parlando il linguaggio dell’arte, si potrebbe dire che qui si riconosce un Daminelli autentico; che tutto – al primo, fugace sguardo – sembra essere lì da sempre e al proprio posto. Come suo solito, il designer si è attenuto fedelmente alla pianta della casa. Di primo acchito, si potrebbe pensare di dover soffiare via la polvere dal divano, ma poi ci si rende conto che l’arte moderna è ormai arrivata in queste stanze. Senza ostentazione, ma inchinandosi a quello che c’è già, che c’è sempre stato. E dopo? Oltre a progetti a Vicenza e Venezia, Studio2046 al momento si sta dedicando a una commessa a Milano, dove arrederà un appartamento al tredicesimo piano di un grattacielo. La cosa potrebbe diventare una grande sfida. Perché, a differenza della maggior parte delle committenze ricevute finora, il punto di riferimento del nuovo lavoro milanese non risiede nella bellezza di ieri, ma nella vastità del cielo. La storia di questo studio di design dal nome tanto insolito non è stata ancora scritta del tutto.

  • Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

    In sala da pranzo, lampadario Poliedri di Carlo Scarpa (Venini), sedie 699 Superleggera di Gio Ponti (Cassina). Sul tavolo vintage, vaso di Carlo Zauli e piatto di Bruno Gambone. Il pavimento è in marmo rosso originale.

  • Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

    Daniele Daminelli vicino al lampadario Poliedri di Carlo Scarpa (Venini).

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    Nell’area pranzo, tavolo vintage Antella di Kazuhide Takahama (Cassina), sedie Cesca di Marcel Breuer, sospensione in ottone di Franco Albini e Franca Helg, 1968.

  • Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

    Il bagno con vasca, arricchito da piastrelle scure che contrastano con i motivi della carta da parati.

  • Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

    La cucina custom in acciaio e laccato. Miscelatore Roma 3243-300, Rubinetterie Stella. Sedia Cesca di Marcel Breuer e tavolo Antella di Takahama, 1980 (Cassina). Pavimento in resina rosa.

  • Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

    Nel living, i divani in velluto di Dino Gavina, 1970 (Studio Simon). Coppia di applique LP12 di Ignazio Gardella, 1958. Su uno dei due coffee table Marquina di Studio2046, lampada Taccia di A. e P.G. Castiglioni (Flos). Tappeto cinese anni ’20. Camino originale.

  • Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

    Nella camera padronale, letto con testiera rivestita in tessuto Principessa Kokacin (Rubelli) e biancheria Society Limonta. Dondolo Sgarsul di Gae Aulenti, 1962 (Poltronova). Lampada da terra Aoy anni ’70 di Achille Castiglioni (Flos). Come comodini, i tavolini tondi Marquina di Studio2046. Tappeto Zakatala.

  • Foto Nathalie Krag. Styling Tami Christiansen

    La stanza guardaroba ha arredi su disegno di Daminelli e riprende la cromia rosa che connota molti ambienti della casa.

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