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A Parigi, Pierre Yovanovitch decora una residenza ricca di fascino e calore

Pierre Yovanovitch completa gli interni di un appartamento parigino dalle forme insolite

Ci sono case ideate per attirare, prima di tutto, lo sguardo. Ma per il tech investor francese Pierre Krings e sua moglie Nima, imprenditrice nella moda, il dettaglio più importante per la loro casa antica sulla Rive Gauche a Parigi era la sensazione che si prova camminandoci a piedi nudi. Prima di entrare nell’appartamento di 297 metri quadrati con quattro camere da letto, decorato dall’interior designer francese Pierre Yovanovitch, agli ospiti viene chiesto di togliersi le scarpe, abitudine adottata dai Krings quando vivevano in Giappone. Lui ha venduto la sua azienda, PriceMinister, al sito di e-commerce giapponese Rakuten nel 2010, lei ha fondato Nimette, sito di prossimo lancio che venderà i capi di stilisti indipendenti giapponesi e di altri Paesi.

La zona pranzo ospita un affresco di Matthieu Cossé e un pavimento a mosaico di Delphine Messmer. Scaffali, panca e illuminazione di Yovanovitch; tavolo di Armelle Benoit; sedie in rovere e vimini del 1960 di Les Artisans de Marolles.Stephen Kent Johnson

Si passa dal parquet in rovere recuperato e cerato dell’ingresso al lussuoso tappeto con motivi astratti di Aubusson nel salone luminoso, al pavimento a mosaico di Delphine Messmer in cucina: il senso del tatto non solo è stimolato, ma anche deliziato. Un piacere tattile ed emozionale. «L’obiettivo era creare un ambiente caldo e sensuale», spiega Yovanovitch, mentre se ne sta in piedi, senza scarpe, sul pavimento di marmo riscaldato del bagno principale. «È davvero caldo», dice Nima, a piedi nudi.

Le porte, l’illuminazione e la decorazione a soffitto dell’ingresso sono tutti su design di Yovanovitch. La tela è di Xavier Daniels (Almine Rech); la panca di Guillaume Bardet (Galerie kreo); lo specchio è di FontanaArte.Stephen Kent Johnson

I Krings si sono rivolti a Yovanovitch per la ristrutturazione perché volevano qualcuno che capisse come trasformare un appartamento antico in un’abitazione del XXI secolo per una famiglia con bambini piccoli e con una passione per l’arte contemporanea, pur nel rispetto dell’illustre storia e del fascino regale dell’edificio. Nascosto in un cortile acciottolato nel quartiere Latino, un tempo il palazzo ospitava un editore al piano terra, e vari scrittori vi avevano soggiornato nel corso degli anni. «Il più noto era Théodore de Banville, poeta e scrittore simbolista del XIX secolo, amico di Victor Hugo e Charles Baudelaire», osserva Yovanovitch.

«Questo progetto aveva tutto a suo favore», spiega. «Proprietari fantastici: belli, affascinanti, intelligenti, divertenti. L’edificio aveva buone vibrazioni, una buona ossatura e una buona posizione. Insomma, quello che si potrebbe definire una passeggiata».

Le pareti curve definiscono la camera da letto principale. Letto di Yovanovitch; biancheria ricamata di Lesage; applique progettata da Matthieu Cossé e realizzata da Matteo Gonet.Stephen Kent Johnson

L’appartamento, tuttavia, ha posto «alcune sfide che hanno richiesto soluzioni creative», spiega Yovanovitch, soprattutto perché si trova in realtà a cavallo fra due edifici, uno che risale al XVII secolo e l’altro costruito un po’ più tardi, poi uniti alla fine del XVIII secolo grazie a una «bella scala principale», dice. «Abbiamo dovuto fare i conti con le bizzarrie del posto: forme insolite per le camere da letto, spazi su diversi livelli, un corridoio stretto con gradini, un mix di elementi strutturali modificati nel corso degli anni, a volte in modo del tutto casuale». Yovanovitch ha risolto riorganizzando la planimetria. Ha trasformato la sala da pranzo nella camera da letto principale, oggi tonda: le curve sono un tema ricorrente, come le porte ad arco o gli angoli arrotondati degli armadi. Ha spostato la cucina, che era piccola, in un ambiente molto più grande nel cuore della casa, creando uno spazio conviviale per la famiglia, con una comoda panca, deliziosi mobili di formica giallo pastello stile anni ’50 e mensole che ospitano le belle ceramiche che Nima ha collezionato viaggiando per il mondo. La sua passione per l’artigianato raffinato risale agli anni della gioventù in Africa – è nata in Guinea e ha vissuto in Gabon prima di trasferirsi a Parigi a nove anni – e affinata durante il periodo vissuto in Giappone. In ogni angolo dell’appartamento ci sono tocchi artigianali, che si tratti di stelle dipinte a mano sulle pareti del corridoio o dei ricami di Lesage sul copriletto.

L’intonaco strofinato dell’Atelier Mériguet-Carrère aggiunge consistenza a un corridoio.Stephen Kent Johnson

Per quanto riguarda il décor, lo studio di Yovanovitch ha realizzato vari arredi su misura, come le lampade in bronzo, un divano a mezzaluna e un tavolo da pranzo in legno di pero che può accogliere fino a 12 persone. Il designer e i Krings hanno poi riempito il resto dello spazio con pezzi vintage, come le lampade di Jouve e le sedie anni ’20 color amaranto di Armand-Albert Rateau. «Mi piace molto setacciare i mercatini delle pulci, le gallerie e le case d’asta», dice Nima.

E poi ci sono gli arredi su commissione, come il mobile d’angolo con i frontali di midollino dei Fratelli Campana di São Paulo in sala da pranzo. Yovanovitch si è affidato a una miriade di altri artigiani per altri dettagli stravaganti, come Pierre Marie, noto per i foulard di seta Hermès, che ha creato affascinanti vetrate colorate per il bagno principale e una delle stanze dei bambini, e Matthieu Cossé, con cui ha già lavorato molte volte – anche per la sua casa in Provenza –, che ha realizzato applique in vetro dipinto per la camera da letto principale e un affresco per una nicchia in cucina. «Adoro l’approccio di Matthieu», dice Yovanovitch. «Il modo in cui osserva la natura e da lì crea un gioioso mondo poetico».

Il bagno principale, con pavimento in marmo, è arredato con una serie di pezzi disegnati da Yovanovitch, compresi i lavandini e la vasca. La vetrata è stata personalizzata da Pierre Marie.Stephen Kent Johnson

Le opere d’arte, invece, le ha scelte insieme ai Krings, cosa che: «Non sempre ho l’opportunità di fare, anche se mi piace moltissimo», ammette. Fra i pezzi scelti ci sono opere di Miquel Barceló, Latifa Echakhch, Johan Creten e Claire Tabouret, anche se non a scopo puramente decorativo, sottolinea Yovanovitch. «Il nostro obiettivo era scegliere opere con cui creare un legame per dare sapore, arte con cui convivere», ha detto.

I Krings sono entusiasti del risultato. «È come stare in un bozzolo», dice Nima, ridendo. «I nostri amici single vogliono essere adottati, così possono venire a vivere qui». A patto che lascino le scarpe fuori dalla porta.

Il progettista Pierre Yovanovitch.Stephen Kent Johnson

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