ad-alicante-tradizione-e-modernita-si-fondono-in-una-casa-a-cabo-de-huertas-(che-ci-invita-a-nuotare-verso-il-mare)

Ad Alicante tradizione e modernità si fondono in una casa a Cabo de Huertas (che ci invita a nuotare verso il mare)

Alicante, Spagna: negli ultimi decenni, la sua costa è stata testimone della trasformazione dell’ambiente e di una conversazione polemica tra modernità e tradizione attraverso l’architettura. PLAYstudio, diretto da Iván Capdevila Castellanos e Jose Manuel López Ujaque, di base ad Alicante, decostruisce i luoghi comuni e aggiunge un tocco di ironia per reinventare la fusione tra la luce, il mare e, soprattutto, il colore bianco. Siamo entrati a Casa más que blanca, a Cabo de Huertas (Alicante), una sorta di estensione del Mediterraneo dove poter nuotare per sempre.

LUIS DIAZ DIAZ

Il nuovo bianco mediterraneo

Casa más que blanca è nata dal sogno di un cliente che voleva tornare a nuotare regolarmente. “Il suo sogno era quello di vivere in modo diverso da quello rappresentato da un appartamento qualsiasi nelle centinaia di palazzine vicine alla proprietà”, raccontano gli architetti di PLAYstudio. “Quando è venuto a incontrarci gli abbiamo detto che, per noi, nella sua casa ‘qualsiasi attività ordinaria doveva essere straordinaria’. Da lì è iniziato tutto”.

LUIS DIAZ DIAZ

Le esigenze del cliente hanno ispirato l’idea di includere nel progetto una corsia per il nuoto lunga 25 metri. Questo elemento, insieme all’irregolarità dello stesso lotto, richiama la fuga di un secondo piano a forma di L per ottimizzare l’ingresso della luce e la vista al primo piano, così come l’accesso all’interno. L’unico requisito stilistico richiesto dalla committenza poneva particolare enfasi sulla presenza del bianco, l’unico colore in cui si poteva immaginare la casa. 

Associare il bianco alla Costa Blanca deriva da una tradizione recente che associa il bianco incontaminato – insieme a forme cubiche e semplificate, enormi sporgenze che formano zone d’ombra o grandi aperture – a un’estetica più moderna con tutte le sue connotazioni.

“Fino ad allora, nonostante fossimo di Alicante, avevamo lavorato  praticamente sempre fuori dalla Spagna – soprattutto in Austria e Norvegia – e quindi il nostro mondo di riferimenti architettonici era molto lontano da quelli del Levante spagnolo”, raccontano gli architetti. “Ad ogni modo, questa semplificazione dello stile mediterraneo che si riduce in modo sterile alla scatola bianca senza carattere che prolifera in prima e seconda fila davanti al mare ci ha sempre fatto rizzare i capelli in testa perché ha poco o nulla a che fare con la nostra complessità e ricchezza culturale”.

LUIS DIAZ DIAZ

Ironia ed estetica

PLAYstudio è impegnato in molti dei suoi progetti nel concetto di rivisitazione mai nostalgico, nel rispetto dell’estetica locale e tradizionale, in contrapposizione all’importazione di tipologie globali e straniere. Nel caso della Costa Blanca, paradiso del sole e del turismo balneare fin dagli anni ‘60, lo studio rivendica una nuova identità dell’ambiente attraverso l’omaggio al Movimiento Moderno che è stato il simbolo della crescita della città di Alicante negli anni dei primi turisti svedesi in costume da bagno e delle orde di Seat 600 dirette verso il grande blu.

A proposito di Casa más que blanca, i mattoni e le piastrelle di ceramica sono stati requisiti di partenza ben precisi e gli standard stilistici del cliente. Da questa premessa, l’ironia trova libero sfogo.

“Nel nostro lavoro ci piace usare l’ironia come strategia progettuale”, aggiungono gli architetti. “Ci piace anche capovolgere le cose e cambiarne il significato. Il lotto si trova nell’ambiente architettonico di Playa de San Juan, che è stato uno dei laboratori del Movimiento Moderno negli anni ‘60 ad Alicante. In un certo senso, abbiamo voluto criticare l’onnipresenza del bianco come simbolo di modernità, rendendo omaggio a quest’altra architettura costiera che è così tanto nostra, e così moderna”.

LUIS DIAZ DIAZ

La combinazione fra desiderio e creatività si traduce qui attraverso gli elementi formali di questa architettura balneare per sfruttare le possibilità del bianco cubico: così vediamo la griglia strutturale sulla facciata o i pannelli reticolari in mattoni e vetro, “in breve, un’architettura, seppur bianca, più nostra”.

A differenza di altri architetti che criticano l’urbanistica che ha eclissato le costruzioni tradizionali, PLAYstudio si impegna a combinare entrambi gli archetipi per generare un altro tipo di urbanistica: “Ci piace perché genera un tipo di città di blocchi isolati e sparpagliati su lotti dove il cielo, la luce e la brezza marina sono i principali protagonisti della scena urbana”.

LUIS DIAZ DIAZ

Anche la tradizione viene rispettata e quindi Casa más que blanca è concepita come la prima di una serie di altre abitazioni che sono venute dopo e che, in un certo senso, rivendicano una loro eredità più autentica e contemporanea. Un esempio di ciò si trova nell’industria ceramica della Comunità Valenciana che, secondo lo studio, “si oppone al risorgere e all’esaltazione nostalgica della tradizione ceramica, mestieri che non sono mai stati utilizzati in passato e che non sono mai stati utilizzati nel presente. È un fenomeno che si sta verificando anche in altre zone del Mediterraneo, soprattutto sulle coste della Catalogna e delle Isole Baleari.

In un panorama come quello attuale in cui esistono nuovi modi di reinventare gli ambienti del nostro Mediterraneo, Casa más que blanca si conferma come un’abitazione che ci invita a nuotare verso il futuro attraverso la rivisitazione del patrimonio estetico.  E della decostruzione della nostalgia.

LUIS DIAZ DIAZ

LUIS DIAZ DIAZ

LUIS DIAZ DIAZ

LUIS DIAZ DIAZ

LUIS DIAZ DIAZ

LUIS DIAZ DIAZ

LUIS DIAZ DIAZ

LUIS DIAZ DIAZ

Articolo pubblicato su AD Spagna, adattato da Paola Corazza.

Related Posts