Fernando Alonso sul podio del Gran Premio d’Arabia Saudita (Lars Baron/Getty Images)

  • Sport
  • martedì 21 Marzo 2023

Le auto verdi inglesi hanno iniziato alla grande il Mondiale di Formula 1, non a caso dopo aver “preso” il meglio dalle scuderie più competitive

Fernando Alonso sul podio del Gran Premio d’Arabia Saudita (Lars Baron/Getty Images)

Nella scorsa edizione del Campionato mondiale di Formula 1 l’Aston Martin era stata una delle scuderie più deludenti. In una stagione caratterizzata dall’introduzione del nuovo regolamento tecnico, che aveva cambiato completamente le caratteristiche delle auto, i progetti della scuderia britannica non avevano dato i risultati sperati. L’Aston Martin aveva concluso il campionato al settimo posto, senza un solo podio e con un sesto posto come miglior risultato.

A distanza di neanche quattro mesi dall’ultima gara della passata stagione, l’Aston Martin ha già ottenuto due terzi posti ed è sorprendentemente seconda nella classifica costruttori, a pari merito con la Mercedes e con 12 punti in più rispetto alla Ferrari. Entrambi i piazzamenti sul podio sono stati ottenuti da Fernando Alonso, il due volte campione del mondo che ora, a 42 anni, è celebrato quasi come ai tempi dei titoli vinti con la Renault.

Gli ultimi risultati dell’Aston Martin non sono stati del tutto una sorpresa. Nei test invernali sia Alonso che Lance Stroll, il secondo pilota, si erano fatti notare ottenendo alcuni dei tempi migliori. Nelle prove libere del Gran Premio del Bahrein, poi, Alonso aveva fatto registrare addirittura il miglior tempo in assoluto della seconda sessione, confermando quanto si era visto prima.

Fra test e prove, tuttavia, in questa nuova Aston Martin si è notato anche altro.

Rispetto alla passata stagione le auto dell’Aston Martin sono cambiate profondamente e alcune parti aerodinamiche, in special modo i fianchi, ora somigliano molto a quelle della Red Bull, la miglior scuderia del Mondiale. Lo hanno notato anche i piloti, tanto che nel primo podio della stagione Sergio Perez della Red Bull aveva scherzato dicendo di trovarsi tra due piloti della Red Bull, anche se accanto a lui c’erano il compagno di squadra Max Verstappen c’era Alonso (che mentre Perez parlava sghignazzava).

Le fiancate simili di Aston Martin e Red Bull (Formula 1)

Copiare “a vista” è consuetudine della Formula 1, a maggior ragione dopo una stagione — quella passata — in cui le scuderie si erano presentate con auto molto diverse tra loro. Alcune di queste si erano ritrovate inevitabilmente con auto poco performanti, se non proprio sbagliate, e già a partire dalla scorsa stagione quelle più in difficoltà avevano iniziato a rimediare prendendo spunto delle auto che funzionavano meglio. Nel caso dell’Aston Martin, poi, lo scorso aprile, a Mondiale iniziato, era stato assunto l’ingegnere Dan Follows, dal 2014 capo dell’aerodinamica della Red Bull e stretto collaboratore del capo progettista Adrian Newey, l’ingegnere che disegna le Red Bull da quasi vent’anni.

La proprietà dell’Aston Martin ha inoltre dei precedenti in pratiche di questo tipo. La scuderia attuale è infatti l’erede in Formula 1 della Racing Point, rilevata nel 2018 dal miliardario canadese Lawrence Stroll, che è anche il principale investitore dietro il recente rilancio del marchio Aston Martin, oltre che padre del pilota Lance Stroll.

Stroll è descritto come un imprenditore molto ambizioso, dai metodi altrettanto aggressivi e orientati al raggiungimento dei risultati a ogni costo. Il suo ingresso in Formula 1 ne fu un esempio. Nel 2020 l’allora Racing Point progettò la sua monoposto copiando per filo e per segno, senza farne mistero, la Mercedes W10 che nella stagione precedente aveva vinto il Mondiale, oltre a utilizzarne i motori. Lo fece insinuandosi tra le pieghe del regolamento e, nonostante la penalizzazione ricevuta a metà campionato per aver copiato troppo e in modo non consentito, finì il Mondiale come quarta scuderia, con 64 punti in più della Ferrari.

Ora le auto di Stroll sono verdi e non più rosa, ma i metodi non sono cambiati. Le ambizioni immutate dell’Aston Martin e di Stroll si erano potute notare già al termine della passata stagione, quando dopo l’annuncio del ritiro del suo primo pilota, l’ex campione del mondo Sebastian Vettel, la scuderia inglese aveva approfittato di uno stallo nelle trattative di rinnovo tra Alonso e la Renault-Alpine per ingaggiare il pilota spagnolo da un giorno all’altro.

Per rimediare alle difficoltà della passata stagione, nell’ultimo anno sono stati presi inoltre alcuni dei più apprezzati ingegneri in circolazione, come l’italiano Luca Furbatto, ex progettista di Toro Rosso e Sauber. Prosegue inoltre la stretta collaborazione con la Mercedes, che oltre a continuare a fornire i motori, vende all’Aston Martin diverse parti meccaniche, come le sospensioni e le trasmissioni: una pratica prevista dal regolamento della Formula 1, anche se entro certi limiti, ma spesso criticata da chi vorrebbe scuderie più autonome.

In fase di test, anche il pilota della Mercedes Lewis Hamilton era stato sorpreso dalle prestazioni dell’Aston Martin, tanto da chiedersi come facesse a essere più veloce, se «metà auto» proveniva proprio dalla Mercedes. Visti i risultati ottenuti finora, alcuni hanno anche ironizzato sul fatto che la Mercedes potrebbe copiare a sua volta l’assetto delle auto di una squadra a cui vende le parti meccaniche, ma che nell’aerodinamica si ispira alla Red Bull campione del mondo in carica.

– Leggi anche: I cento anni complicati di Aston Martin