La seconda microstagione di Usui è strettamente correlata a quella precedente: dopo le prime piogge che bagnano il terreno, l’umidità di cui si è intriso si addensa dando vita ai primi banchi di nebbia.
24 – 28 Febbraio
霞始靆 Kasumi hajimete tanabiku: comincia la foschia primaverile
Ho preferito tradurre foschia invece che nebbia come vuole la consuetudine, perchè – come esistono centinaia di nomi per i tipi di pioggia e di neve diversi – sicuramente c’è distinzione fra la prima foschia in questa stagione e la nebbia più propriamente autunnale. In questa microstagione e nei kanji che ne compongono la definizione troviamo proprio questa sottile sfumatura che spesso viene perduta in traduzione. La foschia che si genera in primavera è più una sovrapposizione di sottili strati di acqua, la prima pioggia dopo la neve, che si addensa e ricopre valli e campi come una coperta leggera.
Non a caso nel giappone antico la gente paragonava la debole foschia primaverile che si diffonde ai piedi delle montagne all’orlo del kimono indossato da Saohime, la divinità della primavera. Si usa la poeticissima immagine della montagna che si veste dei nuovi boccioli sugli alberi e nel terreno (la prossima microstagione) immaginando che sia la veste della Dea, mentre la falce di luna che sorge alle spalle della vetta sia il suo kanzashi (ornamento per capelli) e la foschia che si sviluppa lungo i pendii e ai piedi della montagna sia l’orlo della veste di Saohime, che così trasparente e leggero svolazza ai suoi piedi.
Si dice che questa visione abbia origine dal monte Saho, che si trova a est di Nara (la prima capitale del Giappone antico), poichè nella teoria dei cinque elementi Yin-Yang, la primavera punta verso Est.
La differenza è proprio nel kanji, tra 霞 Kasumi – il riferimento alla nebbiolina stagionale primaverile – e Kiri 霧 la definizione autunnale per nebbia. D’altronde in un paese fortemente legato alla stagionalità, è normale che ogni sfumatura legata alla natura e al diverso periodo dell’anno abbia la propria definizione.
靄 Moja – con questo termine ci si riferisce alla foschia che si forma al mattino (朝靄 asamoya) o alla sera (夕靄 kyuumoya), specie sulle superfici d’acqua come fiumi o laghi. E’ più simile al vapore, è comunque incasellata come tipo di foschia, con un kanji molto simile ai precedenti.
朧 Oboro – è invece il nome della foschia primaverile nelle ore notturne. Viene impiegato spesso per la descrizione di cose “nebbiose”, offuscate dalla presenza di umidità:ad esempio la luce che appare in lontananza offuscata dalle particelle d’acqua in sospensione si chiama Oborokage. La luna che appare sfocata nell’alone dell’umidità si dice Oborozuki. Perfino il suono della campana che si sente appena si definisce Kaneoboro, come oltre ad offuscare la luce la foschia riesca anche ad attutire i suoni.
Ci sono molte definizioni per la nebbia, in giapponese, è un concetto che trovo affascinante.
Note sui kanji
霞
Kasumi, è la nebbia o in questo caso in abbinata con tanabiku è proprio l’umidità che si addensa in foschia nelle prime mattine primaverili
始
Hajime è l’inizio, l’origine, di solito quando una cosa comincia per la prima volta. E’ la prima nebbiolina dell’anno.
靆
Tanabiku fa riferimento a quei sottili strati di nebbiolina che sembrano come veli. E’ interessante notare che il kanji contiene il radicale di pioggia 雨, come a indicare che è dalla pioggia che ha origine questa umidità che si alza dal terrono e che siamo appunto nella stagione Usui, quella della prima pioggia primaverile.
Appuntamento al primo marzo!
Contenuto Bonus
Siccome non riuscivo a decidermi su quale fosse la miglior versione per la copertina tra queste, le inserisco qui così ognuno decide per quella che preferisce (clicca sulle immagini per zoomare):