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Ecco i primi effetti del fallimento della Silicon Valley Bank

La crisi di Silicon Valley Bank sta danneggiando anche i titoli delle grandi aziende americane. Nel mondo delle startup, di cui la banca californiana era un’importante creditrice, è scoppiato il panico. Tutti i dettagli

Giovedì le quattro banche più grandi degli Stati Uniti – JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo – hanno visto ridursi il loro valore di mercato di 52,4 miliardi di dollari: colpa di una “ampia svendita di titoli finanziari” da parte degli investitori spaventati dalla crisi di Silicon Valley Bank, ha scritto il Financial Times.

COS’È SUCCESSO A SILICON VALLEY BANK

Il giorno prima, mercoledì, Silicon Valley Bank aveva comunicato una perdita di 1,8 miliardi di dollari a seguito della vendita di un portafoglio di titoli da 21 miliardi, che ha dovuto cedere per coprire il calo dei depositi da parte dei clienti.

Per rientrare della perdita, la banca ha allora annunciato una vendita di azioni dal valore di 1,75 miliardi. Giovedì il valore del suo titolo è crollato del 60 per cento.

IL TIMORE DEGLI INVESTITORI

Le perdite riportate dalla Silicon Valley Bank hanno indotto gli investitori a prendere in considerazione i rischi che potrebbero nascondersi nei grandi portafogli obbligazionari detenuti dalle altre banche statunitensi. Durante la fase più acuta della pandemia di coronavirus molti di questi istituti hanno fatto grossi investimenti in titoli a lunga scadenza come i Treasuries. Il valore dei titoli del Tesoro americano è però diminuito notevolmente nel corso del 2022, conseguentemente alla crescita dei tassi di interesse.

CROLLANO LE BANCHE AMERICANE

L’indice KBW Bank, che traccia l’andamento delle principali banche quotate negli Stati Uniti, ha riportato un calo di oltre il 7 per cento: è il più forte dal giugno 2020, quando i timori che la pandemia provocasse un ampio shock finanziario avevano spinto gli investitori a disfarsi dei titoli delle banche.

First Republic Bank, una banca con sede a San Francisco che si rivolge a clienti particolarmente benestanti, e presente sull’indice KBW Bank, ha perso oltre il 16 per cento. Il titolo di Wells Fargo è calato del 6 per cento; JPMorgan ha perso il 5,4 per cento, Bank of America il 6 per cento e Citigroup il 4 per cento.

Questo giovedì le diciotto banche che rientrano nell’indice S&P 500, il più importante indice azionario statunitense, hanno perso 80 miliardi di dollari di valore in borsa; solo JPMorgan ha perso 22 miliardi.

COSA DICONO I DATI DELL’AUTORITÀ DI REGOLAZIONE

Il sell-off di giovedì potrebbe non essere stato influenzato solo dalla crisi della Silicon Valley Bank, ma anche dai dati pubblicati recentemente dalla Federal Deposit Insurance Corporation, un’autorità di regolazione bancaria, che hanno mostrato come nei portafogli titoli degli istituti di credito statunitensi ci siano perdite non realizzate per circa 620 miliardi di dollari.

Il patrimonio netto complessivo del settore ammonta però a circa 2200 miliardi di dollari; l’anno scorso le perdite realizzate sono state di 31 miliardi. L’aumento delle perdite non realizzate, tuttavia, coincide con una diminuzione nei depositi presso le banche, perché i risparmiatori sono in cerca di rendimenti più elevati, dato il continuo aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, la banca centrale statunitense.

IL PEGGIORE SCENARIO POSSIBILE

Secondo il Financial Times, nel peggiore scenario possibile le banche dovrebbero fare come la Silicon Valley Bank e vendere in perdita una parte dei loro titoli per coprire i ritiri dei depositi.

Christopher Whalen di Whalen Global Advisors ha spiegato al quotidiano che le banche che possiedono tanti titoli del Tesoro americano sono quelle che hanno “il problema maggiore. Si sono addormentate. Nessuno si aspettava questa continua inflazione. Oggi i tassi”, ha aggiunto, “non si stanno muovendo al rialzo. Ma non è necessario che lo facciano. Tutto quello che devono fare è rimanere dove sono: le banche dovranno riconoscere enormi perdite”.

IL PANICO TRA LE STARTUP E LE SOCIETÀ DI VENTURE CAPITAL

Se le grandi banche americane sono in difficoltà, nell’ambiente della Silicon Valley e delle startup è il panico, scrive Bloomberg: Silicon Valley Bank è la banca di riferimento per le piccole azienda tecnologiche, ma le preoccupazioni sulla salute finanziaria dell’istituto stanno portando molti “capitalisti di ventura” a ritirare i loro soldi. Tra questi c’è anche Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e della società di venture capital Founders Fund.

Stando alle fonti di Bloomberg, Founders Fund ha chiesto alle società nel suo portafoglio di spostare i loro fondi dalla Silicon Valley Bank. Lo stesso hanno fatto Coatue Management, Union Square Ventures, Founder Collective, Canaan, Tribe Capital e Activant Capital. Y Combinator, un acceleratore di startup, ha detto alle aziende nella sua rete che il rischio di solvibilità di Silicon Valley Bank è reale.

Nel frattempo, l’amministratore delegato di SBV Financial Group, la società madre di Silicon Valley Bank, ha invitato i clienti della banca a “restare calmi”.

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