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Fu intenso, breve e bellissimo. Fu l’amore tra Jeff Buckley e Joan Wasser

Alcune storie d’amore sono così intense che non possono essere dimenticate. Alcune sono brevi e altre più lunghe, e sembrano quasi voler sfidare l’eternità. Ce ne sono alcune, poi, che si trasformano in un sogno proibito e in un invito, in una continua esortazione a seguire sempre il cuore.

E anche se molte di queste non hanno il lieto fine che tutti si aspettano, meritano comunque di essere raccontate. Perché sono storie vere, fatte di persone e sentimenti reali e per questo sanno essere straordinarie, anche a distanza di tempo.

Tra le tante storie che vi abbiamo già raccontato ce n’è una che è meno conosciuta delle altre. Forse perché è stata breve o forse perché è stata tragica. Perché la fine di questa vicenda non è stata decisa consapevolmente dai suoi protagonisti, ma è stata scritta da un destino infausto e crudele. Eppure questa è una storia che parla di un amore bellissimo, quello tra Jeff Buckley and Joan Wasser.

Lei è una cantautrice, una violinista e una chitarrista statunitense, conosciuta anche con il nome di Joan as Police Woman. Lui era il figlio del cantautore Tim Buckley, e proprio come il papà aveva scelto di comporre musica, e con quella di meravigliare il mondo.

Sono giovani e affamati di vita, Jeff e Joan, quando si incontrano per la prima volta nel 1994. Galeotto fu un concerto organizzato in un club della città di Lowa. Lei suonava con i Dambuilders, il gruppo scelto per aprire il concerto di Jeff Buckley che a quell’epoca non aveva neanche 30 anni, ma era già forte il suo successo che una schiera di fan non attendeva altro che sentirlo cantare.

Fu proprio su quel palco che Jeff rimase affascinato da Joan, dalla sua bellezza e dalla sua bravura. E alla fine di quel concerto i due si scambiarono parole, emozioni e visioni, entrambi accomunati dalla stessa passione per la musica che si era trasformata in una vocazione.

Nacque così una storia d’amore. Intensa e bellissima, fatta di desideri e di parole sussurrate. Di musica e suoni, di emozioni e sentimenti che sembravano poter durare per l’eternità. Ma il destino, lo sappiamo, a volte segue degli schemi che non sono comprensibili dalla ragione umana. E quello di Jeff Buckley e Joan Wasser fu segnato, irrimediabilmente, il 29 maggio del 1997.

L’amore che cresce e spande

Non aveva neanche festeggiato i suoi 30 anni, Jeff Buckley, quando il destino decise di apporre la parola fine suoi grandi sogni e alla sua vita. Insieme al suo manager Keith Foti stava raggiungendo gli studi di registrazione percorrendo la strada che costeggia il Wolf River. Fu proprio ammirando la bellezza di quel fiume che il cantante chiese a Foti di fermarsi, desideroso di tuffarsi nelle sue acque.

E lo fece, canticchiando i Led Zeppelin, con addosso i suoi abiti e gli stivali. Ma da quelle acque, Jeff, non uscì più. Il passaggio di un battello, probabilmente, agitò le acque che travolsero completamente il cantante fino a risucchiarlo verso il fondo. Nonostante l’arrivo dei soccorsi, il suo corpo senza vita fu trovato solo quattro giorni dopo l’incidente.

Jeff era morto, e con lui anche una parte di Joan che continuerà a vivere preservando sempre il ricordo di quella storia. “Eravamo solo ragazzi” – scriverà anni dopo ricordando il suo grande amore – “Mi sento così fortunata ad avere trascorso il tempo che ho avuto con lui. L’amore non svanisce mai. Solo si accresce e spande. Come la musica”.

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