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Il mercato globale del vino toccherà i 343 mld € nel 2026

Da 292 a 343,3 miliardi di euro, ecco quale sarà la crescita per valore del vino su scala mondiale da qui al 2026. A sottoscriverla è una ricerca elaborata da Pwc in collaborazione con il Gruppo Meregalli. Numeri che da un lato confermano quanto spazio ci sia ancora sul mercato, dall’altro, invece, che bisognerà attendere la fine del 2023 per vedere recuperata la flessione pandemica, visto che il 2019 aveva toccato i 300,6 miliardi di euro.

A confermare lo stato delle cose è Marcello Meregalli, amministratore delegato dell’omonimo gruppo: “Stiamo vivendo un trend molto positivo, soprattutto nell’alto di gamma, tutti i distributori stanno crescendo con tassi compresi tra il 30 e il 40% in una situazione di mercato in mutamento, al punto che, sono convinto, nel futuro prossimo la maggior parte dei produttori di vino, soprattutto quelli piccoli, non potranno più sostenere una rete propria di distribuzione”.

Tornando alla ricerca, a trainare il settore, continuano a essere, e continueranno a farlo, gli Stati Uniti, che in valore passeranno da 47 a 50,3 miliardi di euro; a seguire la Cina che crescerà da 40 a 45 miliardi, pur restando lontana dai 58 miliardi del 2018; quindi la Francia, da 25 a 29 miliardi; mentre l’Italia, da 16,9 a 20,9, supererà il Regno Unito, che si fermerà a 20,5 miliardi partendo dagli attuali 18 miliardi.

Dati che per Luca Cuzziol, amministratore unico di Cuzziol Grandi Vini e presidente del Club Excellence: “Confermano come ci sia moltissimo spazio per agire, penso ai soci Club Excellence che fatturano 300 milioni di euro a fronte di un mercato miliardario; detto questo, però, in Italia penso sia giunto il momento di iniziare a lavorare con criterio su prezzo medio, che è ancora troppo basso, e sul percepito dei nostri vini, che non è all’altezza della qualità espressa”.

Per farlo, ha aggiunto Guido Folonari, che oltre a essere amministratore delegato di Philarmonica è anche produttore: “Penso a quanto sarebbe importante avere un soggetto unico e centrale come avviene in Francia e negli altri Paesi, la miriade di sigle che abbiamo qui in Italia non fa altro che portare confusione”.

Detto questo, e restando in Italia, la ricerca di Pwc ha tratteggiato gli identikit dei consumatori. Donne e uomini sono entrambi di età compresa tra i 25 e 34 anni, con le prime che nel 58% dei casi preferiscono bere vino bianco fuori casa, mentre il 68% dei secondi ha dichiarato di trovarsi a proprio agio bevendo vino rosso all’interno delle mura domestiche. In entrambi i casi le modalità di acquisto avvengono per il 70% nei canali tradizionali e per il 30% online. Veicolo quest’ultimo che per Marcello Meregalli: “Subirà inevitabilmente dei cambiamenti, come l’estinzione dei siti più piccoli”.

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