Un pezzo di relitto dell’imbarcazione naufragata a fine febbraio (AP Photo/Luigi Navarra)

Inaspriscono molto le pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina, introducendo anche una nuova fattispecie di reato

Un pezzo di relitto dell’imbarcazione naufragata a fine febbraio (AP Photo/Luigi Navarra)

Giovedì pomeriggio il Consiglio dei ministri si è riunito a Cutro, in Calabria, e ha discusso e approvato all’unanimità un nuovo decreto per contrastare l’immigrazione irregolare e agevolare il flusso di migranti regolari. La decisione di svolgere il Consiglio dei ministri a Cutro è stata presa dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per dimostrare la vicinanza del governo ai morti nel drammatico naufragio avvenuto al largo della città a fine febbraio, in cui sono morte 72 persone.

Il provvedimento più importante del decreto, e quello ampiamente circolato in varie anticipazioni durante la giornata, riguarda l’inasprimento delle pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina. Il decreto non prevede solo un aumento della pena (come inizialmente ipotizzato), ma l’introduzione di una nuova fattispecie di reato per “morte o lesioni gravi in conseguenza di traffico di clandestini”, che prevede da 20 a 30 anni di carcere.

Meloni non ha fatto distinzione tra i cosiddetti scafisti, l’ultimo anello del traffico di esseri umani (e che fino a oggi rischiavano fino a 5 anni di carcere), e i trafficanti: i primi sono le persone che guidano le barche di migranti e che spesso non c’entrano nulla con i gruppi di trafficanti che organizzano i viaggi. La presidente ha definito gli scafisti «organizzazioni criminali» responsabili di questo e altri naufragi simili, di tratte di esseri umani da interrompere, e ha detto di voler «adottare una politica di maggiore fermezza» nei loro confronti.

Meloni ha inoltre aggiunto di voler rendere universale il nuovo reato, perseguibile dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali: ha detto di voler «andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo».

Oltre all’inasprimento delle pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina, il decreto prevede la semplificazione di alcune procedure di espulsione per i migranti irregolari, il potenziamento con nuovi finanziamenti dei centri di permanenza e il ripristino dei cosiddetti decreti flussi, cioè una programmazione temporanea dei flussi d’ingresso di lavoratori non comunitari. Meloni ha detto che avranno durata triennale e che verranno riservate quote per chi arriva «da paesi che collaborano con l’Italia nel contrasto ai trafficanti».

Meloni ha anche detto che il decreto prevede una restrizione della protezione speciale, la misura introdotta nel 2018 che sostituito i permessi per motivi umanitari, con l’obiettivo finale di «abolirla». Tra le altre cose, il decreto prevede anche la riduzione dei contributi dati agli imprenditori agricoli che impiegano nelle proprie aziende lavoratori irregolari.

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