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Manolo Portanova in conferenza stampa: “Ho diritto di giocare”

Dopo la condanna a sei anni di reclusione per stupro di gruppo con il fratello William, lo zio Alessio Langella e all’amico Alessandro Capiello nei confronti di una studentessa di 21 anni dopo il primo grado di giudizio, il giocatore del Genoa Manolo Portanova ha indetto una conferenza stampa insieme dove insieme al padre e al suo avvocato, ha spiegato il momento che sta affrontando. “Penso che il nostro silenzio sia durato troppo – così ha esordito Portanova – posso dire che soffro molto per quello che leggo e per le persone che ne fanno parte. Il mio unico sfogo fino a poche settimane fa era indossare la maglia più bella del mondo, per me e mio padre”. Quindi le parole che già stanno facendo discutere: “Sto rinunciando al sogno di un bambino. Tutto quello che ho ottenuto non me lo ha regalato nessuno, neanche mio padre. Io avrei diritto di giocare, ma la vicenda più che giudiziaria è mediatica. Oggi non porto ipotesi, ma prove, che presenterà il mio Avvocato”.

Quindi le dichiarazioni dell’Avvocato, che spiega perchè ha raccolto l’invito di padre e figlio Portanova “due persone alle quali sono molto legato, mi lega a loro un’amicizia antica, ho visto Manolo crescere e maturare con quel sogno che gli spettava e ancora gli spetta, quello di giocare a calcio, come ha fatto suo padre“. Queste poi le parole sulla conferenza stampa: “Il silenzio va rotto per non essere malinteso. Ho fatto fatica a mantenere il silenzio che conosce le regole del gioco anche se quel gioco è in Tribunale. Nel gioco del Tribunale sono io a guidarlo, Manolo ha riposto fiducia nei miei confronti, anche per la condotta da tenere, nel raccontare cosa accadde quella sera, nello spiegare le proprie ragioni con cui rivendicava la propria innocenza. Leggo il provvedimento che ha condannato Manolo. Io credo nel rispetto delle idee diverse a quelle in cui credi. Ci deve essere però la reciprocità. Nell’ambito di un processo io rispetto l’avversario a patto che anche l’avversario lo faccia. Non posso pensare di condizionare sempre il giudizio di chi mi ascolta, ma pretendo che la mia difesa venga letto, esaminato e contraddetto. Quando non accade, il mio rispetto per il giudice rimane intatto, ma il mio silenzio che mi ero imposto vacilla. Se rimanessi ancora in silenzio, qualcuno potrebbe pensare che Manolo non ha nulla in sua difesa e neanche il suo difensore. Bisogna avere il coraggio, la dignità di spiegare il perché. In questa vicenda l’attenzione mediatica si spiega perché Manolo è uomo di sport e quindi serve ancora più lealtà. Ci si deve anche chiedere perché ci sia un aumento delle vicende simili a quelle che ha interessato Manolo. Tutte vicende che coinvolgono uomini, donne. È una cosa che interessa soprattutto i giovani. Per essere chiamati a rispondere a un fatto, bisogna capire come quel fatto viene inteso penalmente. La nostra Corte di Cassazione ci ha consegnato tante sentenze sulla violenza sessuale e bisogna capire bene alcune cose”.

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