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Rock band famose: le copertine più belle della storia in mostra al Groninger Museum

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Rock band famose le copertine più belle della storia in mostra al Groninger Museum

Wings-Paul McCartney © Hipgnosis.

Pink Floyd, Led Zeppelin e Genesis sono fra i protagonisti di “The Art of Hipgnosis”, mostra dedicata agli album più iconici della storia del rock.

Rock band famose: al Groninger Museum le copertine più belle della storia della musica

Graffianti, sinfonici, potenti: comunque indimenticabili. Sono le compilation che hanno segnato la storia delle rock band famose. E spesso sono anche dei capolavori di graphic design. Formato album, of course. Merito di creativi del calibro di  Thorgerson e Powell, autori di alcune tra le illustrazioni entrate nella leggenda. A loro e alle rock band famose che hanno condiviso la creatività di Hipgnosis, il Groninger Museum, meraviglia postmodern firmata Alessandro Mendini, dedica “The Art of Hipgnosis. Pink Floyd, Led Zeppelin, Genesis, Paul McCartney, Peter Gabriel & 10CC”, in programma dal 18 gennaio al 7 maggio 2023.

C’era una volta il 33 giri

Si chiamavano “album” (oggi album di culto) e già quel termine – usato ancora oggi – rimandava a qualcosa di illustrato, di prezioso, di collezionabile. Era il tempo, neppure tanto lontano, dei 45 giri (i singoli) e dei 33 giri (gli album, appunto), ovvero dei gloriosi vinili che avevano preso il posto dei gracchianti 78 giri inventati alla fine dell’Ottocento da Emile Berliner.

Aubrey Powell e Storm Thorgerson, 1968 ©Rupert Truman.

Poi, il processo di smaterializzazione del supporto è proseguito fino a oggi, con l’mp3, un file sempre pronto per il download che rappresenta l’ultimo passaggio di una fruizione musicale sempre più impalpabile. Dagli anni Sessanta in avanti i “long playing” si impongono sul mercato come raccolte di brani musicali e quei 33 giri al minuto diventano una delle forme di intrattenimento più diffuse, soprattutto fra i giovani. In questa rivoluzione pop-rock (ma non solo) gli album si presentavano ben confezionati, quasi oggetti di culto da tenere fra le mani come una piccola opera d’arte. Uno dei punti di forza, l’elemento principale della loro diffusione, erano le grafiche, non soltanto di copertina. E disegnare una cover per un disco, in alcuni casi, era sinonimo di sperimentazione, di azzardo, di provocazione.

Wings-Paul McCartney © Hipgnosis.

L’opera prima

È il 1968 quando un giovane grafico di origini norvegesi, Storm Thorgerson (1944-2013) riceve un’interessante proposta: realizzare la copertina di A Saucerful of Secrets, il secondo album dei Pink Floyd, l’ultimo realizzato con il contributo di Syd Barrett.

Led Zeppelin, In Through the Out Door © Hipgnosis.

Contaminando i fumetti Marvel con la psichedelia il futuro fondatore – con Aubrey Powell (1946) – di Hipgnosis, “inventò” una cover unica, epocale, sulla quale comparivano i 4 membri della band (ma non Barrett, sostituito nel frattempo da Gilmour) ritratti in una sorta di bolla. Il risultato fu così sconvolgente che il gruppo britannico decide di affidare a Hipgnosis tutte le future copertine della band.

Peter Gabriel, Scratch © Hipgnosis.

La consacrazione

Pink Floyd, Led Zeppelin, Genesis, Paul McCartney, Peter Gabriel, 10CC: questi sono solo alcuni nomi dell’impressionante elenco di band e musicisti per i quali lo studio londinese ha lavorato durante il periodo d’oro del vinile. Molte presentavano immagini surrealiste, realizzate molto prima dell’invenzione della fotografia digitale e di programmi di elaborazione grafica come Photoshop.

Pink Floyd, Animals © Hipgnosis.

“The Art of Hipgnosis” offre ai visitatori uno sguardo ravvicinato al design di quegli anni, al processo e alle storie che si celano dietro le copertine degli album più iconici di sempre. Dalla mucca pop di Atom Heart Mother (1970) fino al prisma “alchemico” di The Dark Side of the Moon (1973), diventato uno dei simboli più famosi della storia del rock;

Genesis, The Lamb Lies Down on Broadway © Hipgnosis.

dal ricercato bianco e nero cinematografico di The Lamb Lies Down on Broadway (Genesis, 1974) alla folgorante intuizione magrittiana di Wish You Were Here (1975, ancora Pink Floyd); dalla composizione minimale di Venus and Mars (1975, Wings) alla geniale incursione nella soap opera di How Dare You! (10cc, 1976) fino alle illustrazioni seriali dei primi dischi di Peter Gabriel (dal 1977 in poi).

Mick Jagger © Hipgnosis.

Hipgnosis, una rivoluzione a colori

«Hipgnosis ha trasformato l’interpretazione visiva della musica in una forma d’arte», afferma il direttore del Groninger Museum Andreas Blühm, curatore della mostra con il fondatore di Hipgnosis Aubrey Powell. E i segreti di questa impresa indimenticabile sono stati raccontati in Squaring The Circle: The Story of Hipgnosis, documentario del fotografo e regista olandese Anton Corbijn. Il lavoro, presentato di recente, analizza come sono nati alcuni dei disegni delle copertine più famose.

10cc, Deceptive Bends © Hipgnosis.

E Corbijn, con un chiaro intento programmatico, ha scelto di girare il suo film in bianco e nero. Con un’unica eccezione: “l’introduzione di ogni copertina”, come afferma lo stesso regista. In fondo è andata proprio così: in un settore dominato dalla classicità monocromatica, le invenzioni di Hipgnosis hanno regalato al colore, in tutte le sue infinite sfumature, un nuovo palcoscenico su cui sperimentare nuove soluzioni grafiche e attrarre l’attenzione delle giovani generazioni. Ieri come oggi, una rivoluzione arcobaleno.

Pink Floyd, The Dark Side of the Moon

  • Led Zeppelin, Presence © Hipgnosis.

  • Pink Floyd, Animals © Hipgnosis

  • Pink Floyd, Wish You Were Here © Hipgnosis.

  • Peter Gabriel, Peter Gabriel-Car © Hipgnosis.

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