August Bard Bringéus, cofondatore del brand di slow fashion Asket, e la sua compagna Martina vivono nella capitale svedese.
Una vista libera sul parco, ma un 7-Eleven dietro l’angolo: per August Bard Bringéus e la sua compagna Martina, questa combinazione offre il meglio dei due mondi: la felicità di vivere accanto a un parco tranquillo e la certezza che quel negozio resterà aperto fino a tarda notte, e che come futuri genitori (la coppia è in attesa del primo figlio) non hanno del tutto voltato le spalle alla vita di città. August e Martina vivono a Kungsholmen, una delle isole urbane di Stoccolma; per raggiungere il centro città ci vogliono circa 15 minuti a piedi.
Secondo un rapporto pubblicato su Focus, il 40% degli svedesi è proprietario della casa in cui abita, il 32% vive in case gestite da cooperativa e solo il 28% è in affitto. Ma non per questo vivere in Svezia è più facile: August Bard Bringéus e la sua compagna sono stati molto felici quando hanno finalmente trovato il loro appartamento di 81 metri quadrati sull’isola reale.
Che, però, doveva essere ristrutturato. Un progetto tagliato per August, che a un certo punto aveva quasi deciso di studiare architettura. Il creativo trentenne è svedese, ma sua nonna era originaria di Königsberg, nella Prussia orientale. Per questo motivo August parla perfettamente il tedesco, e ha trascorso l’infanzia in Svezia, America e Austria. Bard Bringéus è tornato a Stoccolma per studiare amministrazione aziendale. Prima ha lavorato da Klarna (“quando era ancora una piccola società di fintech”), poi ha fondato con un amico il marchio di slow fashion sostenibile Asket. L’idea fondamentale di Asket è la riduzione all’essenziale: il propone capi basic prodotti in modo equo: nulla viene scartato dalla collezione dopo una stagione, le filiere di approvvigionamento sono completamente tracciabili, “fino alla pecora merino”. August Bard Bringéus ha seguito il principio di Asket anche per quanto riguarda gli interni: investire solo in cose che durano nel tempo.
August Bard Bringéus sulle cose che durano nel tempo
In Svezia è normale essere proprietari di una casa. È così anche per voi?
Sì – come tutti gli svedesi, siamo indebitati (ride). A Stoccolma ci sono pochissime proprietà in affitto.
In che condizioni era l’appartamento quando lo avete acquistato?
Abbiamo rilevato l’appartamento all’inizio di dicembre del 2021 e poi abbiamo passato circa due mesi a ristrutturarlo completamente. L’edificio ha 140 anni. Sfortunatamente, molte delle caratteristiche dell’epoca erano scomparse a causa delle ripetute ristrutturazioni effettuate nel corso dei decenni. Abbiamo trovato tre pavimenti diversi, pavimenti in plastica, parquet a incastro… Abbiamo eliminato tutto e posato un nuovo parquet in rovere. Lungo i pavimenti abbiamo posato battiscopa nuovi e alti. Abbiamo fatto molte ricerche per capire cosa si adattasse davvero all’appartamento. Kungsholmen è storicamente un quartiere operaio: volevamo rimanere autentici e non rinnovare l’appartamento in modo troppo ostentato. Abbiamo anche rifatto l’impianto elettrico e installato una nuova cucina, e attualmente stiamo rinnovando i bagni.
Vi siete rivolti a uno studio di architettura?
No, ho gestito io la ristrutturazione. Ho costruito il nostro primo negozio Asket nel centro di Stoccolma, quindi ho imparato molto, e di recente abbiamo anche rinnovato i nostri uffici.
E presto ci sarà ancora un altro progetto da seguire…
Aspettiamo il nostro primo figlio a maggio e abbiamo bisogno di una cameretta. I miei amici mi dicono già che potrò dimenticarmi del mio bellissimo appartamento di design. Penso che riusciremo a gestire entrambe le cose. Ma sì, prima o poi lo studio lascerà il posto alla stanza dei bambini.
Quanto è grande l’appartamento?
Non è enorme: 81 metri quadrati, tre stanze, cucina, servizi igienici e bagno. E un balcone.
Come avete deciso di arredarlo?
Io e la mia compagna abbiamo gusti molto simili, ci piace un arredamento scandinavo essenziale, con una predilezione per i classici italiani e internazionali che sfidano il minimalismo nordico. Prima avevamo un appartamento in condivisione e abbiamo portato con noi alcune cose, ma allo stesso tempo ci siamo separati da molti oggetti per adattare meglio il nostro arredamento al nuovo spazio.
Ora abbiamo molto più spazio nel soggiorno e nella sala da pranzo. Abbiamo trovato all’asta il divano dei nostri sogni, il Tufty Time di B&B Italia, che occupa molto spazio. Il grande tavolo da pranzo l’ho progettato io, è stato realizzato da un falegname locale con un unico pezzo di rovere massiccio. Per lo studio abbiamo deciso di acquistare alcune cose nuove a causa del rapido aumento dei prezzi dei mobili vintage, come la scrivania di Ferm Living e la Chair 7 di Arne Jacobsen. La poltrona Lamino è un classico svedese e proviene dalla casa dei genitori di Martina. Abbiamo aggiornato la cucina Ikea con un piano lavoro in terrazzo, dipinto i frontali nello stesso colore della parete e realizzato una panca su misura.
Avevate un’idea per il colore, o è stato deciso di stanza in stanza?
Avevamo un moodboard e avevamo già pensato a un concept. Nella camera da letto volevamo un marrone scuro e rilassante, nelle altre stanze un color sabbia. Il nostro ultimo appartamento era bianco e grigio, e nella lunga e fredda luce dell’inverno svedese era troppo freddo, questa volta abbiamo optato per toni più caldi.
Quali difficoltà avete incontrato durante la ristrutturazione?
Oltre alla ristrutturazione vera e propria, l’arredamento e il décor sono stati sicuramente la sfida più grande. Non volevamo essere troppo noiosi e inserire troppo beige. In qualche modo è risultato comunque beige (ride). È facile comprare un sacco di bei mobili, ma serve anche l’atmosfera giusta.
Quindi avete fatto di tutto per non diventare troppo “hygge” (o lagom, come dite in Svezia)?
Sì. Le applique gialle in cucina sono di Foscarini, le aspettavamo da tempo. Le lampade in carta di riso avrebbero potuto essere una scelta più scandinava, ma volevamo vetro e tocchi di colore.
Ha cofondato il brand di slow fashion Asket. È sempre stato così minimalista, o è stato influenzato dal suo brand?
Nessuno trova il proprio stile da adolescente. Forse nemmeno a vent’anni. Il mio percorso con Asket mi ha influenzato e convinto della necessità sociale e della bellezza di uno stile di vita “less is more”. Ora mangio molta meno carne, mi concentro più sulle esperienze che sulle cose materiali e in generale investo in un numero minore di oggetti e accessori, ma di migliore fattura, che siano emotivamente e qualitativamente più duraturi. Che si tratti di vestiti o di mobili, il brivido dell’acquisto viene velocemente sostituito dal dubbio, e persino da una sensazione di vergogna, mentre grazie a una ricerca più attenta, e risparmiando, trovare la maglietta, la lampada o il divano da sogno perfetti è garanzia di un piacere che dura a lungo.
Produzione Thomas Skroch. Articolo pubblicato su AD Germania, adattato da Paola Corazza.