Una lettera d’amore agli anni Settanta e alla città di Napoli in questo appartamento che coniuga passato e presente
Il giovane architetto partenopeo Carmine Abate ha realizzato una dimora nel cuore di Napoli che è un’ode alla sua città. Un sapiente mix and match che porta in scena le richieste del committente e la visione personale del progettista.
Arredamento anni Settanta in un appartamento a Napoli
Arredamento anni Settanta, il design che ha segnato un’epoca (e non solo). Napoli Napoli Napoli, recita il titolo del volume illustrato – edito da MÖrel Book– realizzato dal fotografo inglese Brett Lloyd, che omaggia la città partenopea con una «lettera d’amore» fatta di 135 scatti che la ritraggono in tutta la sua bellezza. Una bellezza oggettiva fatta di scorci antichi, di viuzze caratteristiche e di panorami mozzafiato a strapiombo sul mare. C’è addirittura chi la definisce “la metropoli italiana per eccellenza”. Proprio come lei, la celebre scrittrice Elsa Morante, una delle più importanti narratrici del secondo dopoguerra che, proprio parlando di Napoli, disse: “lei è la vera regina delle città, la più signorile e la più nobile. La sola vera metropoli italiana”. Ed è proprio qui, a pochi chilometri dal suo aeroporto, che il giovane architetto partenopeo Carmine Abate ha dato vita a una dimora in stile anni Settanta, una sorta di manifesto che ne celebra l’amore e la passione per la sua città natale. «Se è vero che la casa è il nome di chi la abita», commenta il progettista stesso, «questa casa napoletana ne ha almeno due. Quello del proprietario e quello di chi – come me – l’ha pensata, progettata e realizzata». Qui, infatti, un ambiente di 200 metri quadri – più 300 di superficie esterna – si trasforma in uno spazio polifunzionale in cui, «le esigenze melting pot del committente», collimano perfettamente con la ricerca costante del giovane architetto, la cui visione diventa giustapposizione, contaminazione e ricerca di materiali, che parte da una singolare organizzazione dello spazio.
Una lettera d’amore alla città e alla storia del design
Il committente del progetto – un amministratore d’azienda, nomade per lavoro – ha da subito fatto presente la sua richiesta, ovvero quella di avere un appartamento «che fosse vicino all’aeroporto e, allo stesso tempo, lontano dal traffico del centro del capoluogo partenopeo», fa sapere l’architetto. Una casa dalle ampie metrature che potesse ospitare anche un nucleo familiare numeroso. «Ho lasciato carta bianca a Carmine, di cui mi fido ciecamente e, a cui in precedenza avevo già affidato il restyling della sede storica della mia attività e successivamente gli uffici di Napoli», racconta il committente. «Quando ho visto il progetto, così eclettico e ricco di materiali, mi è piaciuto subito». È stato amore a prima vista, proprio come quell’amore che omaggia la sua città. «Ho accettato le proposte di arredo di Carmine e ho imparato a capire il mio stesso gusto, molto simile al suo: entrambi ammiriamo il fascino degli anni Settanta», sottolinea. E qui, gli anni Settanta ci sono tutti, a partire dagli arredi. Ne sono un esempio l’iconica Lounge Chair realizzata nel 1956 da Charles e Ray Eames. Uno dei maggiori pezzi di design del XX secolo che, a partire dagli anni Cinquanta viene prodotto da Vitra. O, le storiche sedute firmate Cassina e il tavolo da pranzo che sono dei classici della Collezione Hommage à Pierre Jeanneret. Come spiegato da Cassina – sulla sua pagina web – “i richiami estetici sono il frutto di quanto l’architetto svizzero abbia fatto insieme a suo cugino Le Corbusier e, anche con altri architetti durante la realizzazione della cittadina di Chandigarh, in India, nel 1950”.
Una sorta di agorà greca diventa il fulcro del progetto attraverso unode al più nobile dei materiali
Oltre alla selezione d’arredo degna di un collezionista, a fare bella mostra di sé è “l’agorà” – termine con il quale nell’antica Grecia si indicava la piazza principale della polis – che oggi si trasforma in una sorta di anticamera circolare composta da sedici pannelli scorrevoli in rovere massello, attraverso i quali si accede ai diversi ambienti. Qui, il ceppo di grè resinato – utilizzato per la struttura compositiva – si innesta con forza nel legno del corridoio e dell’agorà, «con l’effetto di un tappeto», spiega l’architetto. A soffitto, muschio stabilizzato con inserti di pepe rosa e pepe nero, enfatizzano la forma circolare dell’ambiente. Infine, «materiali caldi e colori luminosi, si uniscono ai morbidi tessuti firmati Missoni, usati per rivestire i pouf», prosegue, «inoltre, il riscaldamento a pavimento esalta maggiormente la qualità del legno e rende piacevole anche il contatto a piedi nudi del ceppo di gré, che essendo trattato e resinato, risulta come vellutato». Questa domestica agorà diventa così uno spazio di condivisione e di molteplici attività, che permette l’accesso alla cameretta, al bagno, a una postazione computer e, infine, a una cabina armadio. Spostandoci poi nella zona notte, «il sapore coloniale della camera da letto e del relativo bagno, svelano la duplice natura di chi la abita. Da un lato il bagno sembra evocare la roccia e, dall’altro, la camera da letto è un micromondo oltre oceano, visto dagli occhi di un uccello migratore, che puoi trovare in cortile come ai tropici». A completare il tutto è l’esterno, un ambiente perimetrato da siepi e da piante tropicali.